Anteprima: abbiamo letto per voi L’odio migliore di Michele Orti Manara

Dal 4 marzo arriva in libreria la nuova quartina TETRA-

Giulia Siena – Il sorriso di Sabatini è una tortura. Sabatini sorride sempre, sorride a tutti. E quel sorriso sembra che nasconda qualcosa, che celi il marcio. Perché il marcio c’è. Di questo è convinto Zauli, l’impiegato d’azienda protagonista de L’odio migliore, uno dei quattro nuovissimi racconti in libreria da sabato 4 marzo 2023 per TETRA Edizioni.
La storia, firmata da Michele Orti Manara, ci porta nella quotidianità di Zauli: un dipendente diligente, navigato, ma non avvezzo al lavoro di squadra; copre con abilità le mancanze del suo superiore, ma non lo fa per cameratismo, per pura routine.

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Guaio di notte, il nuovo romanzo di Patrizia Rinaldi è in libreria da oggi

Giallo e commedia, le sfumature di Nero Rizzoli

Giulia Siena
Un ricordo insistente. Una mattina buia di ventiquattro anni prima. La ricerca di attenzioni, l’esigenza di sentirsi amata, partecipe, apprezzata. Poi le crepa, sempre più vicina, del lavandino. Il sangue, i cerotti, i podocchi. Il corridoio lunghissimo del carcere e la musica ripetitiva di un carillon. Quella madre così amata che all’improvviso viene allontanata. Il dolore, da allora, ha un altro sapore: quelle dei lividi, delle nuove crepe, delle voragini mai riempite, della fame mai saziata. Anche la Signora, altrove, in altri contesti e con un diverso passato, ha l’esigenza di colmare gli anni annientati della sua vita precedente. Le due donne si incontrano, per caso, e per caso continuano insieme un viaggio tra le tinte fosche del dolore.

Comincia con una narrazione affilata e arguta Guaio di notte, il romanzo di Patrizia Rinaldi che arriva oggi in libreria pubblicato nella collana Nero Rizzoli.

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Anteprima: “Hai la mia parola”, un inno alla libertà e all’amore

Giulia Siena
PARMA
“Ho sempre pensato che tu correvi anche per me, che eri anche i miei piedi. Io invece ero parte dei tuoi occhi: leggevo anche per te, che non sapevi farlo”. Hai la mia parola, il nuovo e atteso romanzo di Patrizia Rinaldi, sarebbe dovuto arrivare in libreria a fine marzo. L’emergenza sanitaria dovuta al Covid19, però, ha scombinato la nostra normalità, sovvertito la routine quotidiana sotto ogni aspetto, ed anche le scadenze editoriali. La “nuova nascita” avverrà domani, 14 maggio, quando Hai la mia parola, pubblicato da Sinnos, arriverà in tutte le librerie.

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Anteprima: da domani in libreria il ritorno di Blanca, “La danza dei veleni”

Giulia Siena
PARMA
“Così non ho tradito, ma sono stata tradita. Inutile stare qui a distinguere, in fondo è lo stesso. La fine è uguale. Riconoscere chi p stato a rompere l’amore non serve. Sei stato tu, sono stata io. Non cambia niente”.

Blanca è tornata. Attenta, misteriosa, minuziosa, ammaliante e attraente: la protagonista della penna di Patrizia Rinaldi torna, insieme ai suoi colleghi del commissariato di Pozzuoli, in una storia che cela diversi interrogativi. Da una parte l’amore tradito e il silenzio che ne consegue, dall’altro una macchia di sangue che corre per la città.
La danza dei veleni. Il ritorno di Blanca (Edizioni e/o), il nuovo romanzo dell’autrice già Premio Andersen 2016 arriva domani in libreria e ha tutte le carte in regola per diventare il poliziesco della prossima estate.

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Premio Letterario La Quara: sabato 27 la grande finale per le cinque finaliste in gara. In giuria anche il direttore di ChronicaLibri

LA-QUARA-CHRONICALIBRIBORGO VAL DI TARO – Cinque finaliste per un premio che quest’anno celebra la musica. Si riassume così la terza edizione del Premio Letterario La Quara, il concorso per short stories che sabato 27 agosto premierà il miglior racconto durante una serata in piazza a Borgo Val di Taro (Parma). Questo territorio, che ha avuto l’onore di ospitare il grande compositore Giorgio Gaslini, oggi torna a parlare di musica grazie a un premio che fa della condivisione e della coralità della piazza il proprio fulcro. Continua

Anteprima: dal 28 aprile arriva “L’uomo isola”, il romanzo che riesce a stordire, il romanzo che mancava

Luomo Isola_AVAGLIANO_chronicalibriGiulia Siena
PARMA – Martina aveva riposto i suoi sogni; ora era una trentenne qualsiasi: lavoro precario, amici, sì, ma ognuno con le proprie vite, pochi uomini e tutti “parziali”, un piccolo monolocale in una grande città da cui non si aspettava più nulla. Annoiata e distratta aprì uno dei tanti annunci su una chat di incontri e si sorprese leggendo le parole di Lorenzo. Lorenzo, a chilometri di distanza, cercava “una farfalla, libera e creativa” che lo potesse seguire sulla sua isola. Sedotta da quell’idea di libertà, Martina tornò con la memoria a qualche anno prima, all’amore con Damiano, a quella sensazione di ali che si schiudono per poi scomparire. Martina rispose e, per quelle parole, divenne Alice.

Le prime pagine de L’uomo isola, il nuovo libro di Emanuele Ponturo in libreria dal 28 aprile per Avagliano Editore, Continua

Gaetano Gandolfi, l’innovatore silenzioso tra arte, letteratura e scienza. Una mostra

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Giulia Siena
PARMA – Un libro per veri bibliofili. Questo è I volti della scienza nella Pinacotheca Bassiana di Bologna, il volume che accompagna, spiega, arricchisce, e completa la collezione di opere di Gaetano Gandolfi, in mostra al Labirinto del Masone di Fontanellato fino al 25 marzo. Il volume, con i testi Donatella Biagi Maino – anche curatrice della mostra –  racchiude la ricchezza e l’unicità dell’opera Gaetano Gandolfi, innovatore del rapporto tra scienza e letteratura. Continua

Anteprima esclusiva: leggi con Chronicalibri le prime pagine di “Nati sotto il segno del cavolo”

natisottoilsegnodelcavolo_anteprima_chronicalibriROMANati sotto il segno del cavolo. Manuale di sopravvivenza per mamme che si sentono sbagliate (Novecento Editore) sarà in libreria da martedì 14 ottobre. In attesa di leggere le spassose avventure di Gnomo e Biscotto, i fantastici ed esilaranti “bimbi-merda” figli, rispettivamente, di Irene Vella e Roberta Giovinazzo, un po’ di quella energia, di quel divertimento e di quell’affetto che le autrici narrano lo potrete leggere nelle prime pagine del libro; oggi, qui, in esclusiva per i lettori di ChronicaLibri. 

 

 

Gnomo e Biscotto
The Terrible Two // Attenti a quei due
Intro

A volte il destino scrive la storia per te. E così capita che mentre pensi di avere sottomano quello che sarà il bestseller degli anni a venire, quello da cui sarà tratta una trilogia che manco Twilight e Harry Potter, facebook ti fa un regalo inaspettato.
Tramite amici ti viene segnalata (tipo soffiata alla polizia) una mamma “ganza” con bimbo cinico al seguito, soprannominato il Biscotto, che sembra lo Gnomo con solo un anno in meno, ma che è tutt’altro che discepolo o follower: certe caratteristiche sono innate. Bimbi merda si nasce e loro lo nacquero.
E così, dopo aver letto la sua bacheca, aver lurkato i suoi status e le uscite di suo figlio, mi sono convinta che sì, esisteva un altro gnomo, appartenente a mamma separata, e che aveva tutte le caratteristiche necessarie per entrare a far parte di questo libro.
La convinzione maxima mi è arrivata quando, dopo aver esposto l’idea a Roberta (la mia coautrice) e averle chiesto in poche parole di descrivere il suo rapporto con il figlio, mi ha mandato queste righe: “Lui mi ha insegnato che non devo mai abbassare la guardia, perché col suo delizioso cinismo infantile mi riporta sempre alla realtà. Come quando, tempo fa, partecipando a una manifestazione con la scuola, non vedeva l’ora di venir via per guardare una partita in tv.
Allora mamma, chiamami tra poco davanti a tutti dicendo che dobbiamo andare via in fretta, ok?
Sì amore, dico che c’è mio marito fuori ad aspettarci e dobbiamo far presto.
Silenzio.
Ehm… mamma… è meglio se dici che è morto qualcuno, perché in quell’altro modo pensano subito che è una balla.
Che carini i bambini, carini, carini, carini”.
Il mio, invece, guardando le mie tette una sera con invitati a cena ha detto: “Mamma ho scoperto che alle donne si ingrossano le tette quando devono avere dei bambini: forse non sei ingrassata, magari ne devi deporre qualcun’altro?”
E allora mi sono convinta che là fuori c’è un esercito di terrible child che aspetta solo di essere scoperto e, soprattutto, che la coppia (Gnomo e Biscotto, mi sembra non ci sia altro da aggiungere) rappresentava perfettamente la realtà.
Lo Gnomo, secondogenito infilato in una famiglia in cui la mamma ha ceduto in comodato d’uso un rene al babbo (solo per fare le vacanze in camper, sia chiaro), con sorella al seguito con cui si mena e si ama ogni tre per due. Biscotto, nato da una coppia (la cicogna non esiste bambini, sapevatelo tutti) che poi però è scoppiata; così Alessandro si è trovato a vivere un rapporto simbiotico con la mamma, ma ad alternare weekend e vacanze anche con il padre, e a stare talmente bene in questo ruolo da consigliare ai suoi compagni di scuola: “Datemi retta, fate separare anche i vostri genitori. È una figata: tutto doppio, non so se mi spiego”.
Insomma, per farla breve, Gabriele e Alessandro rappresentano le due facce della stessa medaglia (quella fatta come la pizza di fango del Camerum, citando la cara Cinzia Leone); così ogni bambino incompreso che leggerà il nostro libro, che di sicuro non verrà vietato ai minori, potrà identificarsi nello Gnomo o nel Biscotto, a seconda della famiglia di appartenenza. E scusate se è poco. Di questi tempi la par condicio in un libro ti assicura quanto meno un’ospitata sia nel salotto di Cristina Parodi (io la amo, guai a chi me la tocca), che in qualche plastico del dottor Vespa, magari rappresentante una delle scuole distrutte dai succitati. E così anche i media ce li siamo assicurati.
Poi a me e a Roberta ci manderanno gli assistenti sociali, ma questa è un’altra storia. Perché noi nel frattempo saremo emigrate a Bora Bora, dove finalmente potremo vivere una vita felice e ricca, dopo aver sputtanato i nostri figli (con il loro consenso però).
Ma questo sarà il seguito che scriveremo dopo: I Terrible Two. Gnomo e Biscotto, attenti a quei due, vanno a Bora Bora. E altro che Vacanze di Natale dei Vanzina; il botteghino straborderà. E il bottino sarà nostro. Dopotutto ogni bimbo merda ha la madre che si merita.

Anteprima esclusiva: leggi su ChrL il primo capitolo di Senza Pugni, il romanzo di Davide Mannelli

Senza-pugni_webPALERMO – Sarà in tutte le librerie dal prossimo 3 giugno, ma oggi, in anteprima esclusiva per i lettori di ChronicaLibri, ci apre le sue pagine e ci lascia assaporare l’avvincente trama . Stiamo parlando di Senza Pugni, l’esordio letterario di Davide Mannelli per Edizioni Leima. Il libro – con la prefazione del giornalista sportivo Roberto Gueli – racconta la difficile storia dell’aspirante pugile Marco Russo. La vicenda si muove su due piani paralleli: da una parte il giovane Marco, pieno di speranze, forza e determinazione; dall’altra il pugile disincantato e ostile alla vita. Con un ritmo serrato e un linguaggio veloce e spietato, per il suo esordio letterario Davide Mannelli ci porta sul ring, tra le disillusioni e la realtà.

Leggi con ChronicaLibri il primo capitolo di Senza Pugni, poi, non ti resta che aspettarne l’uscita!

 
Primo Capitolo
SIENA, 1987
Questa città è sempre più fredda. È una gioielleria. Corre via, davanti ai miei occhi, maleducata, spigolosa. Che ci faccio qui? Mi piacerebbe che qualcuno rispondesse a questa domanda, ma a chi la rivolgo? A Rocco?
“Vuole fermarsi a mangiare qualcosa?”.
“No, no… vai tranquillo”.
“C’è un ristorante qui vicino”.
“Muoviti, ho detto”.
“Come vuole”.
Lo guardo bene dal mio cunicolo riscaldato, questo scimmione con la patente: che delusione. All’inizio mi piaceva, sembrava adatto a me e alla mia macchina. Anche il nome mi rassicurava: Rocco. Forte e secco, con quell’odore un po’ arcaico e la patina solenne di certi nomi scartati dalla massa. Devo dire che non era male neanche l’aspetto: il mento schiacciato, il naso malinconico e duro, gli occhi che non avevano tanto da dire e che, proprio per questo, non mettevano mai in imbarazzo. Una bella faccia anonima e disgraziata, come quelle di cui mi piace circondarmi per sentirmi al sicuro.
Oggi queste certezze sembrano congelate, e io non oso metterci la mano dentro perché odio il freddo. Odio il freddo boia di questa città, per esempio, che mi punge fin dentro le mutande.
Non sono più sicuro di aver fatto una buona scelta con Rocco, perché oggi mi sta proprio antipatico.
“Accelera, va’!”.
“Siamo già a…”.
“Muoviti, ho detto!”.
Un’altra cosa che detesto sono gli autisti che parlano. Un devastante errore ontologico, un imperdonabile falso semantico.
Si chiamano autisti perché devono essere e rimanere un blocco unico con l’automobile, un prolungamento dei freni, del volante, dei fari. I fari non parlano.
“Portami al ristorante che dicevi”.
Scaravento quella frase maliziosa sperando di ottenere una reazione, mentre stendo le nocche gonfie e bruciate. Ma il tizio che mi sta davanti torna simpatico e non parla più, mento e lingua incassati dentro la strada. L’unica parola che tira fuori la scrive con l’occhio destro, che rimbalza dallo specchietto retrovisore e arriva dietro, fino al mio sedile. E stavolta sono io che non parlo, perché oggi mi sento stanco. Veramente stanco.
“Che musica è?”.
“È Vasco. Le dà fastidio?”.
“Sono le mie cassette, no?”.
“Certo”.
“E allora? Alza. Non troppo, però”.
E lui alza troppo.
“Che ti ho detto?”.
“Come?”.
“Como è vicino Milano”.
“Mi scusi. Abbasso”.
“Bravo. Non troppo. Quanto manca per fermarci?”.
“Poco. Dieci minuti, massimo quindici”.
“Va bene”.
Mi viene voglia di lanciargli un mezzo sorriso.
“Se vuoi alzare, alza. So che ti piace Vasco, l’ho capito”.
“Alzo solo un poco, allora”.
La cosa mi fa piacere, o forse no. Lui pareggia i conti e me ne passa uno suo, di sorriso. Mi fa piacere, perché ho bisogno di gente che mi sorrida, adesso che le mie mani oscillano. Non mi fa piacere, perché vuol dire che sto davvero invecchiando. Io, proprio io, l’ultimo uomo al mondo che dovrebbe concedersi il pigro lusso di incanutirsi dentro. Io, che mi sto arrendendo. I miei trentatré anni mi prendono davvero in giro, perché addosso me ne sento quarantacinque. Nelle ferite, nelle mani gonfie, nelle ginocchia ballerine, nei miei bicipiti stanchi e sconvolti anche loro da questo freddo boia.
“Cosa ti piace mangiare?”, chiedo per distrarmi da quell’idea.
“Prego?”.
“Non ti ho mai visto mangiare. Che mangi?”.
“A me piacciono tanto le olive”.
“Bei gusti di merda, complimenti”.
“E a lei?”.
Si prende confidenza, il tipo. Ha capito che in una serata come questa può farlo.
“Io mangio tutto. Sono cresciuto mangiando tutto quello che c’era e anche quello che non c’era”.
La frase, forse, l’ha intimidito. Rocco non parla.
Ho scoperto un fianco del mio passato e non sa, il poveraccio, come gestire la cosa. Lo aiuto io.
“Ma la cosa che mi piace di più sai cos’è?”.
“Cos’è?”.
“Cosa può piacere a un napoletano?”.
“Io non sono napoletano. I dolci?”.
“Sì, i dolci mi piacciono tanto, ma a me piacciono soprattutto le polpette”.
“Sono buone, le polpette”.
“Mia nonna me le faceva sempre. Sempre quattro. Sempre quattro, su quel piatto. E lo sai perché me ne dava solo quattro, di polpette?”.
“Perché?”.
“Perché non dovevo crescere viziato. Abbassa un po’ la musica, adesso, che ho mal di testa”.
Che cazzo mi esce dalla bocca? Io questo qui nemmeno lo conosco! Neanche fosse il mio analista. Ho capito che per oggi faccio meglio a rimanere zitto. Non mi va di parlare del mio passato e, anche se fra qualche ora dovrò guardarlo in faccia, alcune cose di quei tempi preferisco tenerle per me, o parlarne con le anime calde, nei boschi della Napoli sotterranea. O con i miei genitori, che sono vivi, ma è come se non appartenessero più al mondo, oramai. E intanto invecchio anch’io, e fra un po’ forse sarò come loro.
No. Mai.
Getto lo sguardo dal finestrino, ma neanche questa è una buona idea.
“Siamo arrivati”.
Guardo di nuovo questo pezzo di latta dal cuore umano. Rocco non mi sembra felice. Non mi sembra nemmeno una persona soddisfatta della sua vita.
Non mi sembra una persona. Non lo so. Ho paura di chiarirlo anche a me stesso.
Ma dopo che ho finito di bucarlo con gli occhi, passo a me. E dallo specchietto retrovisore, un giovane non più tanto giovane, un bell’uomo non più tanto bello, mi guarda severo. E le ragnatele invadono i miei muscoli. Questo mio corpo, che sento allontanarsi codardo, non vuole più faticare per me, né ringraziarmi per tutto quello che io avevo fatto per lui.
Guardo Rocco, e ancora, e di nuovo.
Sorrido, tiepido, mentre torno a sporcarmi gli occhi sul finestrino.
Forse avrei dovuto fare anch’io l’autista, nella vita.
Non c’era niente da perdere.

 

“Quante volte lo sport, come inclinazione naturale, ha aiutato i giovani a uscire da realtà difficili che li circondavano, creando loro una campana di vetro dentro cui stare, che non permettesse la contaminazione della loro nicchia, ma che non gli impedisse di “sentire” né “vedere” quello che gli avviene intorno”. (dalla Prefazione di Roberto Gueli)

Anteprima: Leggi su ChronicaLibri il secondo capitolo de “Il Rintocco”, il nuovo libro di Irene Vella

Irene-VellaROMA – Non ci lasciamo fermare dai problemi tecnici e, come promesso, ecco il secondo e attesissimo capitolo de “Il Rintocco”. In questo capitolo Emma, la giovane protagonista del nuovo libro di Irene Vella, è alle prese con i bagagli; dopo l’annuncio del padre di tornare nella vecchia villa in Italia, quella casa che le ricorda Lucrezia, la sua mamma scomparsa ormai da anni, dovrà prepararsi ad affrontare la realtà e le paure del passato.

 

 

Secondo Capitolo
Profumi

Emma aveva appena finito di preparare le valigie, si era guardata in giro, aveva annusato il profumo di paella che arrivava dall’osteria di fronte, e aveva cominciato a smanettare sul suo iphone, cercando di ricordarsi se aveva salutato tutti.
Faceva il ripasso degli amici, proprio come quando si fa la lista della spesa e poi si depennano gli oggetti acquistati, e così lei scorreva la lista dei contatti facendo mente locale per essere sicura se non di averli salutati di persona, quanto meno per sms, what’up, o chat.
Fu proprio mentre con il cellulare camminava avanti e indietro nella stanza che le cadde l’occhio sui biglietti aerei che facevano capolino dall’agenda di Andrea, così senza nemmeno pensarci un attimo li tirò fuori per controllare quale fosse la compagnia con cui avrebbero viaggiato.
Ma di certo quello che la colpì non fu vedere la scritta Iberia Airlines, ma la destinazione: Madrid/Venezia.
Suo padre in quei tre giorni di preparativi non aveva mai trovato il tempo (o forse il coraggio?) di parlarle, ma come recita il detto “il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi”, e così Emma aveva scoperto da sola che sarebbero tornati a casa.
Di questo ne era certa, non era uno scalo intermedio, non c’erano altri biglietti aerei, perché li aveva cercati ovunque come una pazza furiosa, come aveva potuto nasconderle la verità?
Proprio mentre pensava ai vari modi per rimbalzare suo padre, Andrea entrò stranamente felice dall’ingresso principale, ma gli bastò un’occhiata per capire che sua figlia aveva scoperto tutto.
Iniziò la frase con un infelice: “non è come sembra (come nei peggiori film in cui la moglie scopre il tradimento del marito, e lui prova a negare anche l’evidenza), te lo avrei detto stamani…”
E. “ Ma dai davvero? E di preciso quando, dimmi? Mentre salivamo le scalette dell’aereo? Oppure una volta allacciate le cinture di sicurezza? Pensi di essere normale?”
A. “ E’ che non sapevo come affrontare l’argomento, avevo paura di quello che avresti potuto dire, provare….”
E. “ Sì..dire, fare, baciare, lettera e testamento. Babbo (le sue radici toscane uscivano sempre mentre discuteva e le guance si tingevano di rosso ) hai sbagliato, fai prima ad ammetterlo così almeno ne parliamo da persone adulte, dato che il problema penso sia proprio questo. Ho sedici anni, lo vuoi capire che non sono più una bambina?”
Andrea la guardava muoversi, agitarsi, quando si arrabbiava sembrava proprio sua madre, non riusciva a smettere di gesticolare, e contemporaneamente non riusciva a smettere di spalancare quegli occhioni verdi, che sembravano disegnati.
E. “ Babbo mi stai ascoltando?”
A. “ Sì scusami Emma, hai ragione ho sbagliato, ho preso tempo, ma forse ne ho preso troppo, se ti fermi un attimo ti spiego tutto.”
Non se lo fece ripetere due volte, non capitava spesso che suo padre la trattasse da adulta, era bene approfittarne, prima che ci ripensasse, così si mise seduta proprio per dimostrargli quanto fosse pronta ed impaziente di conoscere la realtà.
“ Mi ha chiamato l’agenzia immobiliare qualche giorno fa, dicendomi che ci sono dei probabili acquirenti per la nostra casa, ma che sono necessarie delle ristrutturazioni, e visto quanto è rimasto fermo il mercato degli immobili, è meglio approfittarne.
Solo che devo essere per forza presente visto che la villa è sottoposta alla tutela dei beni culturali, quindi per fare qualunque tipo di variazione, o anche semplicemente dare una rinfrescata, c’è bisogno della mia firma per le richieste, e della loro approvazione per procedere.
Così ho pensato di tornare a casa, per passarci la nostra ultima estate, prima di venderla.
Lo so te ne avrei dovuto parlare, ma avevo paura di un tuo rifiuto, e senza di te non sarei riuscito a rimettere piede nelle nostre stanze”
E. “ Ecco ora dimmi, ci voleva tanto? Sono adulta queste cose le capisco, solo una
cosa non riesco a capire: perché vuoi disfarti di Villa Maria? Non ci sono solo i brutti ricordi là dentro, io conservo i sei anni passati con la mamma a raccogliere le nocciole nel giardino, a buttare le monetine nel pozzo per esprimere i desideri.
Là dentro c’è tanta della nostra felicità, sei pronto a rinunciarci?”
A. “ questo è un discorso che non vorrei affrontare adesso, ho bisogno di rimettere piede là dove tutto è accaduto, là dove in un attimo tutto ha smesso di avere un senso, là dove i miei sogni che portavano il nome di tua madre sono morti.
Sento che è arrivato il momento di fermarmi, me lo devo, e soprattutto forse lo devo a te”.
E d’improvviso quel sorriso che Emma aveva visto accendersi sulla porta d’ingresso si spense per fare spazio a quell’alone di malinconia che da dieci anni a questa parte lo aveva reso l’allenatore più ricercato e ambito dalle donne di mezza Europa.
Era lo special one dei maestri di tennis, ma quello che gli altri chiamavano fascino, per lui aveva un unico nome: dolore.
A volte il suo alone di mistero lo precedeva, i maligni lo additavano come “borioso”, le fan come “bello e impossibile”.
Quante quelle che avevano negli anni cercato di prendere il posto Lucrezia, di prendere il “suo” armadio, che avevano respirato il “suo” odore pensando che fosse quello di Andrea, ma erano durate il tempo di un set, per usare termini “tennistici”, il tempo di una foto insieme, e poi il nulla.
L’unica donna della sua vita, dopo Lucrezia, era stata Emma.
Il taxi era sotto che li stava aspettando, erano in ritardo, come sempre, l’aereo decollava tra un’ora, un’ultima spazzolata ai capelli ribelli, un po’ di lucido sulle labbra ed ecco la figlia/bambina trasformarsi in teenager dannatamente e inconsapevolmente femmina.
A. “ Ma cosa ti sei messa in testa?”
E. “ è una fascia, come lo chiami tu?foulard va meglio?”
A. “Mi sembra che non c’entri nulla con tutto il resto…”

E. “Mamma mia, ora mi sei diventato pure esperto di moda, oltre che di tennis. Vogliamo parlare della tua polo? Ma tipo una t-schirt normale mai?”
A. “ Va bene via io mi tengo la polo, tu ti tieni questa fascia e siamo tutti felici.”
Scesero correndo dal taxi, Emma con i suoi trolley rosa, Andrea con le sue valigie blu e le sue insostituibili racchette Fisher.
Entrambi provavano un insieme di sensazioni, felicità, paura, curiosità, ma ormai il momento della verità era arrivato.
Padre e figlia tornavano a casa.

 

Leggi QUI il primo capitolo

 

Il terzo capitolo sarà pubblicato lunedì prossimo. Il resto de Il Rintocco sarà presto in tutte le librerie.