Bonfirraro: “Guido e il bandolo della matassa. Storie di un postino” di Romolo Giacani

Daniela Distefano
CATANIA“Il giorno dopo decisero di fare un giro per il centro della città. Fino all’ora di pranzo erano liberi, l’appuntamento con Fuente era proprio lì in albergo, quindi decisero di non allontanarsi molto, ma entrambi volevano vedere la famosa Plaza de Mayo, che non era molto distante. Come gli spiegò Littorio, che cercava in qualche modo di fare da Cicerone, pur non ricordandosi più di tanto, quella piazza era stata testimone di molti fatti salienti della storia dell’Argentina: l’ascesa di Peron, le mamme dei Desaparecidos, fino ai recenti disordini causati dalla grave crisi economica scoppiata proprio pochi mesi prima e che aveva portato il paese sull’orlo della bancarotta”.

Partiamo dal plot. Guido Civitani è un postino, o meglio, uno sportellista, che d’un tratto viene investito da un tir di eventi: il trasferimento voluto dalla Direzione generale e un viaggio dall’altra parte del mondo. Continua

Laterza: “Io, Agrippina. Sorella, moglie, madre d’imperatori” di Andrea Carandini

Daniela Distefano
CATANIA“Una vita di potere si ottiene solamente sapendo usare gli uomini come strumenti, senza troppo mostrarlo. Il fuoco che arde nel cuore, fatto di debolezze inconffesabili e irrefrenabili pulsioni, va celato sotto un manto ghiacciato”.

Andrea Carandini non necessita di troppe presentazioni: è professore emerito di Anrcheologia e Storia dell’arte greca e romana presso l’Università di Roma La Sapienza, e ha condotto importantissimi scavi tra il Palatino e il Foro. Dal 2013 è Presidente del FAI.
In questo volume – Io, Agrippina (Laterza), con illustrazioni a cura di Maria Cristina Capanna e Francesco De Stefano – ci trasporta in un cosmo affollato di donne scucite moralmente, orge, festini, derive alcoliche, rituali macabri, guerre di potere, insomma: tra gli imperatori dell’antichità romana le cui gesta a volte pervertite rimbalzano nei libri di storia e raccapricciano il lettore moderno. Continua

“La preda” di Irène Némirovsky, un romanzo perfetto, analitico e spietato

Daniela Distefano
CATANIA – Irène Némirovsky (nata a Kiev nel 1903, e morta ad Auschwitz nel 1942) scrisse La preda nel 1936, ma il libro apparve a stampa due anni dopo. Pubblicato in Italia da Adelphi, questo volume è un classico che non lascia dubbi circa il suo valore e la sua stalattitica luminosità stilistica. Il plot è incentrato sulla parabola di un arricchito effimero: Jean-Luc Daguerne, un giovane che sbarca il lunario con disperazione e fatica.
“Tutto si mercanteggiava nel segno dell’amicizia, della fiducia, dei favori dati e ricevuti, e così facilmente… Con una parola, un sorriso, un’alzata di spalle, degl’imbecilli venivano portati alle stelle, dei ladri perdonati e uomini senza virtù né intelligenza forniti di laute prebende. Nel vedere quella pioggia di onori e ricchezze che si rovesciava ciecamente su altri, Jean-Luc provava una rabbia, una tristezza senza pari, un sentimento struggente di spoliazione. Era spaventoso accorgersi che mentre tutti progredivano lui restava immobile, nonostante i terribili, e vani, sforzi. Gli sembrava che la sua vita fosse ormai definitivamente perduta. Non c’era supplizio paragonabile al presentimento della sconfitta. La sconfitta dichiarata. L’avrebbe anche accettata con coraggio. La certezza di essere una nullità lo avrebbe calmato. E invece no, restava la dolorosa speranza che fossero gli altri a essere in torto, che la coscienza che aveva di sé non potesse essere sbagliata. E tuttavia il tempo passava, la sua giovinezza passava e lui non aveva niente!…”. Continua

Marsilio: “I racconti di Ise”, curati da Andrea Maurizi

Daniela Distefano
CATANIA“Il mio tempo/ si compirà oggi o domani?/ Mentre così attendo inutilmente,/ mi chiedo se sia più imponente/ questa cascata o lo scroscio delle mie lacrime”.
I racconti di Ise (Marsilio), l’opera più rappresentativa del genere degli “uta monogatari” (racconti ispirati a poesie), furono scritti da più persone in un arco di tempo che grosso modo va tra la metà del IX e la metà X secolo. Gli anonimi autori dei “Racconti di Ise” hanno così immortalato l’amore nelle sue più illuminate declinazioni.
Il personaggio ispiratore è Ariwara no Narihira (825-880), il primo grande corteggiatore della letteratura giapponese, il Don Giovanni del vetusto Giappone. Parafrasando Calvino, possiamo affermare che questo libro è un classico che non ha mai finito di dire quello che ha da dire. Tra prosa e poesia, emerge il concetto di “inesauribilità del significato”. Continua

Ediciclo: “Assassinio sul cammino di Santiago” di Sergio Valzania

Daniela Distefano
CATANIA“Come mai sei partito, se pensi di non riuscire a raggiungere Santiago?”
“Per due ragioni. La prima è racchiusa in un modo di dire pellegrino: l’importante non è arrivare, l’importante è andare”.
“Cosa vuol dire?”
“E’ difficile spiegarlo. Lo capisci camminando. Sta insieme a un altro detto: il pellegrino fa il cammino e il cammino fa il pellegrino”.
“Temo di non afferrare il significato di quello che mi dici”.
“Sono cose che diventano chiare un po’ alla volta. Queste frasi vogliono dire che viaggiando a piedi si cambia, ci si trasforma, si acquista una visione del mondo diversa, e quando ti succede te ne accorgi e questi aforismi diventano chiari”. Continua

Salani Editore: “Al di là del deserto. Che cos’è la metafisica e come adoperarla per cambiare vita” di Igor Sibaldi

Daniela Distefano
CATANIA – Scrittore e filosofo, nato da madre russa e padre italiano, Igor Sibaldi è studioso di teologia e storia delle religioni e uno dei più seguiti esperti di spiritualità in Italia. Dal 1997 tiene conferenze e seminari su argomenti di mitologia, di religione e di psicologia. Negli anni Ottanta e Novanta ha tradotto varie opere di letteratura russa, in particolare romanzi e racconti di Tolstoj.
Ed è l’autore di un libro singolare, Al di là del deserto. Che cos’è la metafisica e come adoperarla per cambiare vita (Salani).
Partiamo dal “che cos’è”. La metafisica è come una fiaba che non finisce mai. La metafisica è un’attività più semplice di quel che solitamente si crede: i bambini la praticano costantemente, sotto forma di domande. Metafisica è chiedersi: “Perché questa cosa è questa cosa?”. Purtroppo, gli adulti hanno perso la capacità di farsi queste domande. Quasi sempre sono chiusi in un recinto mentale che li rende conformisti, impauriti, prigionieri. In questo libro troviamo le istruzioni preziose per superare quel recinto e utilizzare la metafisica nella vita di ogni giorno. Per ottenere questo scopo, l’autore riprende la più grande storia metafisica mai raccontata: l’Esodo di Mosè verso la Terra Promessa. Usciti come Mosè, dalla prigionia d’Egitto, e passati al di là del deserto, possiamo conquistare ciò che più desideriamo. Continua

Marsilio: “Giovanni Segantini. Magia della luce”, il volume curato da Elisa Pajer e Elia Romanelli

Daniela Distefano
CATANIA“Quando dalla vetta di un alto monte osservo la strada giù nella valle, dove un omino affretta il passo ma sembra cento volte più lento di una formica, percepisco l’infinita piccolezza dell’uomo e tremo per l’umiliazione. Dallo stesso posto però, alzando lo sguardo verso l’orizzonte posso ammirare le giganti increspature della terra che tutt’intorno formano, imponenti e sileziose, una catena indistruttibile fino al cielo, al di sopra dell’uomo. Allora penso di essere al centro del Tutto, cielo e terra non mi incutono più paura”.
Giovanni Segantini – in origine “Segatini”, fu lui a cambiare il cognome quando frequentava Brera, spinto dal soprannome “Segante”, affibbiatogli dagli amici – ebbe una vita aspra e sempre in salita, ma pienamente goduta. Con la sua pittura, sull’onda di un’eccitazione panteistica, parve voler carpire i misteri del creato per raggiungerne l’essenza. Le figure umane – alle prese con la fatica del vivere: la nascita, il lavoro, la miseria, la stanchezza, il riposo, il dolore, la morte – le utilizzò soprattutto per porre l’accento sulle consonanze che le legano al mondo naturale. Il volume Giovanni Segantini. Magia della luce (Marsilio) a cura di Elisa Pajer e Elia Romanelli comprende anche un documentario di Christian Labhart. Cinema, scrittura, racconto per focalizzare l’attenzione su un genio che ebbe per faro pochi ma eccelsi maestri come Jean- Francois Millet – il suo principale punto di riferimento – e molto sperimentò guadagnando fama e nuove frontiere artistiche. Continua

Mondadori: “La grande truffa” di John Grisham. Traduzione di Luca Fusari e Sara Prencipe

Daniela Distefano
CATANIA “Era un sabato soleggiato e fresco, e Zola aveva bisogno d’aria. (..) Fissò il monumento a Washington e il Campidoglio in lontananza e pensò ai genitori e al fratello, tenuti progionieri in uno squallido centro di detenzione, in attesa dell’espulsione. Dov’era lei c’era una vista magnifica: ogni palazzo e ogni monumento erano simboli di una libertà incoercibile. La sua famiglia, invece, non vedeva altro che filo spinato e recinzioni, sempre che vedessero qualcosa. Grazie al loro sacrificio lei aveva avuto in dono la cittadinanza, una condizione irreversibile che non aveva fatto nulla per meritarsi. (..) Non aveva senso, era ingiusto e crudele”.

Questo brano è tratto da La grande truffa (Mondadori), ultimo romanzo di John Grisham avvocato e scrittore statunitense di gialli giudiziari (“legal thriller” in inglese). Continua

Ediciclo: “Io cammino da sola”, un viaggio verso sé stessi

Daniela Distefano
CATANIA Alessandra Beltrame (Treviso, 1964; vive tra Udine e Milano) è giornalista e ha lavorato per i più importanti gruppi editoriali. Il suo libro Io cammino da sola (Ediciclo Editore) è una scommessa con se stessa, si legge con il fiato allenato dello scandaglio interiore, si avverte un’esigenza dell’autrice di mettere per iscritto le proprie umane riflessioni e debolezze.
“Io mi considero una persona sola per destino. Non ho scelto di stare sola, è la mia natura. Una certa inclinazione, una predisposizione, forse. Poi la vita ha fatto il resto. Non ho mai sofferto di solitudine in senso fisico. Ho sofferto la mancanza di condivisione, intimità, unità intellettuale. Continua

Mondadori: “Manhattan beach” di Jennifer Egan

Daniela Distefano
CATANIA – Anna Kerrigan – protagonista dell’ultimo romanzo di Jennifer Egan, Manhattan beach (Mondadori) – è una ventenne che durante l’ultima fase della Seconda guerra mondiale si trova impiegata nel cantiere navale di Brooklyn. Privata dell’affetto del padre, scomparso lasciandosi dietro una moglie ex ballerina e una seconda figlia disabile, Anna è insofferente alle regole di un mondo dominato dal potere dell’uomo, anche se è attratta da un’attività prettamente maschile, quella del palombaro. E sul fondo del mare la giovane cerca il cadavere del padre. Anna emerge dalle acque di New York mentre il mondo emerge dalle macerie della guerra. “Straordinaria, sorprendente, imprevedibile”: così è stata definita la scrittura di Jennifer Egan, vincitrice del Premio Pulitzer 2011 per la narrativa con “Il tempo è bastardo”, romanzo accolto come un capolavoro tanto dalla critica quanto dai lettori.

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