ISBN: “In un’altra parte della città”, viaggio attraverso le cartoline

in_unaltrapartedellacittaMILANO – Cosa ci aspettiamo da una cartolina postale? Partendo da questa domanda, Paolo Caredda con In un’altra parte della città. L’età d’oro delle cartoline traccia la storia di un oggetto che, nato per celebrare le vedute approvate dall’autorità, a partire dagli anni Cinquanta ha preso strade inesplorate, raccontando un’Italia popolare, periferica, reale. Attraverso immagini di Genova, Torino, Milano, Bresso, Senigallia, Isernia, Roma, Trapani e tanti altri paesi e province, In un’altra parte della città delinea questa epoca “d’oro” e poco conosciuta della cartolina. Quartieri-dormitorio, autogrill, autostrade, stabilimenti industriali, supermercati, scuole, alberghi, centri termali e case di riposo compongono l’archeologia geografica e urbana di un’Italia in pieno miracolo economico.
Accompagnata da una scrittura lirica che pesca a piene mani da un personalissimo immaginario pop, questa galleria di cartoline – pubblicata in questi giorni da ISBN Edizioni – restituisce il fermo immagine dei palazzoni e dei quartieri appena usciti dal cellofan della speculazione edilizia, prima che il tempo ne consacrasse lo squallore e la fatiscenza; ma testimonia anche la tenerezza di chi quelle immagini le spediva ad amici e parenti, per mostrare loro la finestra o il balcone dell’appartamento in cui abitava. Di rilievo l’omaggio a Ugo Gregoretti.

 

“Ruotai il carosello delle cartoline appoggiato sopra il bancone di vetro. Non era il primo cartoleria-alimentari che perlustravo. Non sarebbe stato l’ultimo. Sfogliavo questo mazzetto di tableaux metafisici: un giro dell’isolato per celebrare l’alba dell’era del cemento. Ignoravo la loro esistenza e ora le avevo trovate. Quanti tesori simili erano ancora in circolazione? Un archivio completo di queste cartoline? Non l’avrei mai trovato, mi dicevo”.

 

Associazione Ipazia di Prato: seconda edizione del Premio Letterario “La Bellezza delle parole”, fino al 1 settembre

Ipazia-PratoPRATO – Sarà la “Famiglia: una, nessuna, centomila”, il tema della seconda edizione de La bellezza delle parole, il Premio Letterario indetto dall’Associazione culturale IPAZIA di Prato. Le opere in concorso dovranno pervenire dal 1 luglio al 1 settembre 2014 sotto forma di racconto breve (8000 battute spazi compresi, corrispondente a 4 cartelle).

Per questa seconda edizione Ipazia sceglie di far giudicare i lavori da cinque giurati selezionati tra i frequentatori del “Circolo di Lettura” della Libreria Equilibri e dalla libraia Simona Cantini, a presiedere la giuria sarà la scrittrice fiorentina Anna Maria Falchi.

Durante la premiazione, prevista per metà settembre, ci sarà la lettura pubblica dei racconti vincitori e la premiazione delle opere finaliste. Al termine della manifestazione letteraria, inoltre, tutti i racconti inviati entreranno a far parte dell’archivio on-line del premio letterario LA BELLEZZA DELLE PAROLE a cura dell’Associazione Ipazia – Prato.

 

Info
Per poter partecipare al concorso è sufficiente inviare il proprio racconto (in formato .doc o .pdf) all’indirizzo mail: ipazia.prato@gmail.com a partire dal giorno 1 luglio 2014 ed entro e non oltre le ore 23.59 del giorno 1 settembre 2014. La mail dovrà contenere inoltre anche i seguenti dati del partecipante: nome, cognome, data di nascita, indirizzo, email e numero di telefono.

 

Cittadellarte: un esempio di valorizzazione d’arte.

Il Terzo ParadisoGiulio Gasperini
BIELLA – Biella è una città silenziosa. Accostata alle colline di una delle zone più accese, negli anni passati, per diritti sociali e lavorativi, Biella vive sui riflessi di un antico splendore: quello della lana e dei lanifici, costruiti sullo scorrere del torrente Cervo. Grandi archeologie industriali dominano il panorama, con quelle ciminiere che Carducci descrisse come “a l’opera fumanti”, ostentati fieramente da una città orgogliosa di sé e del lavoro.
Uno di questi luoghi silenziosi è il Lanificio Trombetta, del XIX secolo, che nel 1998 è stato recuperato con la creazione della Fondazione Pistoletto, manifestazione concreta del Manifesto Progetto Arte del 1994, col quale l’artista biellese Michelangelo Pistoletto sviluppò l’idea che l’arte dovesse avere anche un’impronta sociale, coinvolgendo l’artista anche in più settori, in una sorta di sinergia artistica e di materiali che possa amplificare la portata artistica e concettuale.
Cittadellarte è un progetto di grande portata, una sorta di laboratorio aperto a chiunque abbia energia creativa, tramite l’utilizzo e il lavoro di vari uffici, ognuno dei quali ha competenza di una specifica area sociale: dall’arte, all’educazione, dall’ecologia alla politica, dalla spiritualità alla moda e al nutrimento. Non si perde nessun contatto con nessun aspetto della socialità, cercando di lavorare e adoperarsi per “produrre un cambiamento etico e sostenibile, agendo sia su scala globale che locale”.
Biella vista da CittadellarteManifesto della ricerca (o almeno di una parte) artistica di Pistoletto è “Il Terzo Paradiso”, teorizzato in un libro edito da Marsilio Editori nel 2010, nel quale l’artista definisce che cosa intenda per “terzo paradiso”. Pistoletto pensò a un concetto e anche a un simbolo che potessero unire tutta la socialità, tutta l’umanità in un ideale condiviso e irrinunciabile. Declinato in varie forme, plasmato con diversi materiali, tracciato persino sulla piramide del Louvre in occasione della mostra dedicata al maestro, autore della celeberrima Venere degli stracci, nel 2013. Il simbolo del Terzo Paradiso unisce i due paradisi dell’umanità, uno più naturale e l’altro artificiale, cercando un compromesso possibile tra stato naturale e stato industriale, tra origine e sviluppo: “È un passaggio evolutivo nel quale l’intelligenza umana trova i modi per convivere con l’intelligenza della natura”. Alla base di tutto, la democrazia come fondamentale processo di sviluppo. Una democrazia che deve essere culturale, persino, dando a tutti la possibilità di contribuire coi propri talenti e le proprie ricchezze personali. Il percorso nel pensiero di Michelangelo Pistoletto, l’esplorazione delle sue varie declinazioni d’arte, l’interesse per l’arte povera, l’immergersi nel suo percorso artistico è un’avventura interessante e arricchente. Un’arte comunque supportata da un continuo intessersi di teorie e strutture di pensiero che conservano sempre, come fine ultimo, l’educazione anche sociale di tutti, indiscriminatamente e democraticamente.
Oggi, venerdì 11 luglio si inaugurerà la XVII edizione della rassegna annuale “Arte al centro di una trasformazione sociale responsabile”, con una serie di mostre, performance e incontri, tutti a ingresso libero. Il Lanificio, costruito a picco sul torrente Cervo, continua mutatis mutandis a servire gli abitanti di Biella e tutti gli attesissimi ospiti.

Leggendo Crescendo: “Giancretino e io”, nuova avventura targata biancoenero edizioni

giancretinoGiulia Siena
PARMA
Vincent Cuvellier, l’autore più divertente dell’intera Francia, dopo il successo italiano di La settima onda e Scappiamo, torna in libreria e lo fa con Giancretino e io. Il libro, con le illustrazioni di Aurélie Grand e pubblicato da biancoenero edizioni nella collana Zoom (ad Alta Leggibilità), è  la prova, irriverente e realistica, di una amicizia-non-amicizia.

“Lui è proprio così: ogni volta che apre bocca dice una scemenza. Sono sicuro che nel dizionario, alla voce “cretino” c’è scritto: “Come Gianfelice Monton”. Nonostante si conoscano da sempre, nonostante siano stati insieme al nido, all’asilo, in colonia, alle elementari e ovunque, nonostante le rispettive madri siano amiche inseparabili, Beniamino continua a sottolineare che lui e Gianfelice non sono mica amici! Perché? La risposta è semplice: Gianfelice è un cretino, quindi è Gincretino! Per Beniamino, infatti, la stupidità, la superficialità la presunzione e la saccenza di questo bambino odioso con una faccia molto simile a quella dei topi (senza offesa per i topi, sottolinea l’autore) è insopportabile. Ma non tutto ci possiamo scegliere e Beniamino lo sa; non può evitare, infatti, che Giancretino passi la notte a casa sua perché le loro mamme – da super amiche quali sono – devono andare al concerto di quella cantante che strilla, quella che proprio non sopporta… come si chiama? Ah già Céline, Céline Dion. Sua madre e Agnese, la madre di Gianfelice, la adorano e, prese da una pazzia quasi adolescenziale, decidono di lasciare i bambini a casa fidandosi dello sguardo vigile della vicina, la signora Chibbani. Come farà Beniamino a sopportare il suo non-amico? Come farà a sopportarne i capricci e la stupidità? Ma davvero sua madre non capisce che loro due non sono amici?

 

Promette di diventare un classico Giancretino e io, anche grazie al suo linguaggio coinvolgente e sopra le righe. Vincent Cuvellier, infatti, ci coinvolge nella storia e nella vita dei suoi personaggi ma, ci ricorda, “non bisogna dire le parolacce. E non bisogna neanche scriverle. Nei libri per ragazzi, poi! […] Però, ragazzi miei, una promessa ve la posso fare. Io smetterò di usare le parolacce nei miei libri quando voi smetterete di dirle. D’accordo?”

 

 

Età di lettura: dagli 8 anni.

 

Festa di Poesia 2014, Pordenone si veste di parole

Festa-di-poesiaPORDENONE – Celebrare la poesia attraverso quindici voci, esempio di come la parola poetica unisca le vite in un dialogo che attraversa il tempo e intona il presente alle nostre voci. Questa è la Festa di Poesia 2014, manifestazione promossa dalla Biblioteca Civica di Pordenone, pordenonelegge e Banca Popolare FriulAdria Crèdit Agricole nell’ambito di Estate in Città 2014 e in programma a Pordenone lunedì 14 luglio. A Pordenone la poesia è luogo d’incontro tra voci diverse che danno vita a gruppi capaci di coltivare la passione per la parola. Saranno quindici, infatti, i poeti che animeranno e che disegneranno traiettorie distanti, anche se sempre tese a cercare una parola intima e attenta alle gravi domande che ci attraversano della Festa di Poesia 2014. Nella serata si alterneranno il gruppo Majakovskij ( prezioso amalgama di esperienze poetiche di dialetti di frontiera tra Veneto e Friuli, nel solco di una sperimentazione sempre legata alla terrestrità, anche nelle sue dissonanze del presente) e la giovane Pordenone Poesia Comunity ( nato come laboratorio creativo di pordenonescrive, è una comunità di uomini e donne che si ritrovano ogni mese a leggersi e a discutere di poesia in uno spirito genuino e vitale).

 

I protagonisti 
Anna Rita Gusso, Francesco Indrigo, Manuele Morassut, Silvio Ornella, Renato Pauletto, Daniela Turchetto, Giacomo Vit, Maria Luisa Calabretto, Laura De Micheli, Barbara Floreancig, Ferruccio Giaccherini, Rossanna Mutton, Ilaria Pacelli, Lino Roncali, Alvaro Vallar

 

Lisario o il piacere infinito delle donne: il Seicento, la donna e il piacere.

Lisario_cilentoGiulia Siena
ROMA
– È arrivato solamente quarto al Premio Strega 2014, ma Lisario o il piacere infinito delle donne è un libro che affascina e conquista, anche i più titubanti.

È  il 16 marzo 1640 quando Lisario comincia a scrivere lettere di devozione e dissenso, speranza, preghiere e vita quotidiana rivolte alla Madonna, nascondendole, poi, in una grotta vicino al mare partenopeo. Lisario, la fanciulla dalla voce cristallina divenuta muta dopo una brutta malattia, all’improvviso cade in un sonno profondo che la rende inerme al cospetto della vita. Il suo sonno è una fuga, un modo per ribellarsi alle decisioni di don Ilario Morales, suo padre, e per sottrarsi ai doveri che la sua condizione di femmina, “nata per obbedire, tacere e soffrire” le impone. Lisario è diversa, ma da questo sonno ribelle dovrà pure svegliarsi. Arriva, allora, Iguelmano Avicente, il giovane medico giunto a Napoli dalla Spagna con la volontà di far dimenticare le piccole, ma già chiacchierate, insolvenze professionali vissute in Patria, “per questo era a Napoli, perché qui nessuno ne conosceva i fallimenti”. A lui, al medico venuto da lontano, il compito di svegliare la bella Lisario dal suo sonno.
Comincia così Lisario o il piacere infinito delle donne, il romanzo di Antonella Cilento – giornalista e scrittrice napoletana – pubblicato da Mondadori. Da qui il libro prende una piega diversa: con un piglio quasi scanzonato, affascinante e particolareggiato, l’autrice ci accompagna nelle stanze di Lisario, ci fa guardare il suo sonno e i tentativi disperati di Avicente nel confutare la sua frustrazione di medico. Lo spagnolo osserva quel corpo inerme e affascinante, lo scruta, lo scopre e lo esplora; lo guida nel piacere – involontario e allo stesso tempo voluto. Ma cos’è questo piacere che avvolgeva Lisario e fa impazzire Avicente? È “Una potenza immane, scriveva l’anonimo pagano, capace di smontare palazzi e sradicare alberi. Così si sente la donna quando prova piacere”. Il piacere di Lisario diventa un segreto tra i due e diviene cagione di ossessiva attrazione e studio per il medico: come nasce e cosa nasconde il piacere delle donne? Lisario diventa cavia dei mille quesiti di Avicente, di quei fantasmi e paure che porteranno la “bella addormentata” nelle braccia di un nuovo amore, il pittore Jacques Colmar. La vicenda si arricchisce, così, di sfumature barocche e di passioni travolgenti, mentre sullo sfondo c’è una Napoli divisa fra i moti rivoluzionari, Masaniello e la peste. E il racconto non è ancora finito.

 

Iperbolica, densa e particolareggiata è la storia che Antonella Cilento ci racconta: la condizione della donna – e del piacere della donna – nel Seicento, l’amore, il tradimento e la scienza vengono  trattati con intelligenza e pathos, senza mai dimenticare che ogni buon romanzo storico deve fare i conti con la storia.

“Sono tutti bravi a morire” di Niccolò Zancan: la città oltre le apparenze

Zancan_BraviaMorireGiorgia Sbuelz
ROMA – Milton Manera era la prima firma della cronaca, aveva camicie con bottoni color madreperla, una casa che divideva con la donna dei suoi sogni e una debolezza per i massaggi (erotici) cinesi, con cui ha fatto saltare in aria carriera, relazione e reputazione.

Dopo il supplizio della condanna pubblica operata, immancabilmente, dai suoi colleghi, si reinventa in una nuova poco onorevole professione: fornitore di alibi per coniugi fedifraghi. Mentre legge fra le righe del foglietto illustrativo di una confezione di psicofarmaci la penosità della sua attuale esistenza, bussa alla sua porta un’opportunità di riscatto travestita da proposta lavorativa.

 

Stavolta dovrà procurare un alibi per l’avvocato Rigamonti, persona bene in vista in città, ma con molti segreti, ed abitudini, da nascondere, segreti che sua moglie, l’intelligente e ancora affascinante Lisa Rigamonti, sta per scoprire. L’omicidio della donna e il colpevole frettolosamente rintracciato in un immigrato romeno, fa scattare in Manera il piglio del cronista che era stato e, malgrado l’incendio appiccato nel suo appartamento come monito, decide di andare a fondo con la storia.
Lo seguirà nelle indagini la fotoreporter Charo: avvenente, perspicace e riconosciuta come la migliore in piazza. Con lei condivide già il gusto per la birra a doppio malto e le belle donne, stavolta condividerà le stesse intuizioni su un caso che nasconde molto più del marcio che già preannuncia. In una foto, scattata da Charo poco dopo l’assassinio della signora Rigamonti, i due riconoscono il volto di un altro ragazzo romeno, Sorin, trovato impiccato ad un albero poco distante da una ex fabbrica di pneumatici.
Da questo momento, ricollegando gli indizi e sfruttando le vecchie conoscenze da giornalista d’assalto, Milton e Charo scovano la porta d’accesso ad una città “altra”. Silenziosa e inesorabile affiora dalle viscere della metropoli visibile, la città nascosta dell’immigrazione clandestina, dello sfruttamento e del degrado.
L’ex fabbrica di pneumatici è il covo per piegare con la violenza uomini senza documenti venuti in Italia inseguendo un sogno che s’infrange presto nelle scatolette di riso per cani come pasto e nelle scudisciate di aguzzini che muovono la nuova economia abusiva, fatta di mani sporche che spellano cavi di rame, che recuperano ogni singola vite o bullone dai materiali di scarto per rivenderli al mercato nero.

Emergono le storie amare di Doru, Maria, Laurent e Cosmina, la sorella scomparsa del defunto Sorin, tutti provenienti da Macin, una località a pochi chilometri dal mar Morto, luogo d’origine abbandonato e presto rimpianto, dove far ritorno appare più che mai impossibile. Milton e Charo seguono la pista della prostituzione di lusso per rintracciare Cosmina: orge elitarie coadiuvate da droghe con cui stordire le giovani vittime, depravazioni esaudite nella riservatezza di ville appartate sulla collina che guarda sprezzante il resto della città, la collina dei ricchi che odora del cloro delle loro piscine.
Ma ficcare il naso negli affari della gente “dabbene” ha un suo prezzo… e Milton e Charo lo scopriranno sulla propria pelle, catturati da una realtà che va al di là della loro propensione allo scoop: è la sete di verità che li muove, la voglia di recuperare parte della loro storia nella storia dell’altro, del “diverso” del “cattivo”, quando una vita e la sua storia sono solo un fattore contingente nel piano di qualcun altro.

 

Sono tutti bravi a morire, di Niccolò Zancan, edizioni Meridiano Zero, ha il gusto di un’inchiesta , il ritmo di un action movie e una costruzione narrativa scattante, che punta dritta al sodo, fatta di scambi di battute e un tono colloquiale che stempera l’acredine dell’argomento trattato. Le descrizioni vivide di odori e sapori si mescolano di volta in volta alle riflessioni sulle inquietudini proprie estendibili a una realtà sociale non circoscritta, ma rappresentativa, come il taglio su una ferita in cancrena che ha già infettato l’intero apparato. Una storia che può tranquillamente essere il retroscena di uno dei tanti episodi di cronaca a cui viene spesso attribuita una facile conclusione; Zancan qui pone un ragionevole dubbio attraverso un protagonista emblematico: fragile quanto sagace e cocciuto. Il profilo ideale di chi è in grado di gettare veramente uno sguardo oltre…

È un paese per bambini quello che stiamo abitando?

E' un paese per bambiniGiulio Gasperini
AOSTA – Il Italia ci sono più automobili che bambini, pro capite. Con questa rivelazione persino agghiacciante si apre la riflessione di Alessandra Nucci, esperta di agricoltura e alimentazione. Nel suo “È un paese per bambini”, edito da Effequ nella collana Saggi pop, la studiosa costruisce sulla carta la tipologia di mondo che sarebbe opportuno veder costruito per il benessere dei bambini e delle future generazioni.
Si inizia dal concetto che l’agricoltura è alla base delle “sorti umane e progressive”: non si può prescindere dal settore primario, che però deve essere ripensato sulla base di un notevole cambio di prospettiva. Non si può più immaginare un’agricoltura basata sullo sfruttamento intensivo, ma è necessario pensarla sulla base del chilometro 0, magari su principi di collettività e socialità come si stanno affermando in piccolo nelle città, magari con l’istituzione degli orti urbani o delle coltivazioni condivise. Partendo da qua, la Nucci affronta poi il problema dell’alimentazione e di quanto sia importante per il nostro benessere, soprattutto in un mondo come il nostro. Fondamentale, per la Nucci, è una corretta educazione alimentare, portata avanti con coscienza e intelligenza anche nelle scuole, oltre che nelle famiglie, per poter permettere a tutti di elaborare proprie strategie di benessere psico-fisico. Ed ancora più importante è capire la relazione emotiva che i bambini hanno con il cibo: comincia a costruirsi proprio nei primi anni il legame con gli alimento, coi gusti, coi sapori, con gli odori. La situazione in Italia, secondo le ultime analisi, non è incoraggiante: l’obesità dei bambini, ad esempio, registra un dato paurosamente alto, come all’opposto è pericolosamente basso il dato di chi consuma frutta e verdura regolarmente. Ma non sono solo le abitudini alimentari, per questo, da rivedere completamente e da riprogettare, ma anche la fruizione del cibo ha subito cambiamenti radicali che hanno abolito la socialità della tavola a favore di pranzi e cene consumate velocemente, di fretta, spesso nella compagnia alienante di un televisore. Senza più la convivialità che arricchisce e impreziosisce le vivande stesse, si perde una dimensione fondante del cibo, come nutrimento anche culturale e civile, degradandolo soltanto al ruolo di dispensatore di calorie.
In questo senso, “È un paese per bambini”, arricchito da due interventi di studiosi mondiali (John Kariuki, consigliere internazionale di Slow Food per l’Africa Orientale, e Carmen Martì Navarro, psicologa clinica), diventa uno strumento di positività, che permette sia di focalizzare alcuni importanti concetti che i meccanismi del mondo contemporaneo hanno fatto dimenticare sia di trovare alcune vie d’uscita, alcuni varchi di fuga per poter cominciare a rimettere noi stessi al centro del mondo e tenere il mondo stesso un po’ al centro assieme a noi.

Intervista ad Alfonso Bottone, Incostieraamalfitana.it la cultura si da appuntamento in “paradiso”. Fino all’11 luglio.

foto Massimo PicaGiulia Siena
AMALFI
Incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo, l’ottava edizione dell’evento culturale più vivo e dinamico di questo periodo, è partito presentandosi a Roma poco più di un mese fa. Da allora, ogni sera, vivacizza la vita culturale di 11 città del territorio amalfitano con eventi, presentazioni, musica, spettacoli, attori, giornalisti, scrittori e protagonisti della scena culturale italiana e internazionale. 45 serate in programma che vedranno l’epilogo, glorioso, l’11 luglio a Vietri sul Mare per premiazioni, saluti, tanta musica e parole. Per addentrarci nella grandiosa macchina organizzativa di Incostieraamalfitana e conoscere meglio programmi e obiettivi abbiamo intervistato Alfonso Bottone (nella foto in basso), giornalista, scrittore e organizzatore dell’evento.

 

 

Incostieraamalfitana.it, Festa del Libro in Mediterraneo è tornato, per più di un mese, in uno dei più suggestivi territori della Penisola e lo fa con tanti eventi e protagonisti in programma. Cos’è Incostieraamalfitana.it?

Incostieraamalfitana.it, per la location, e non solo, è un evento che non ha eguali nel panorama letterario italiano. Questo perché Incostieraamalfitana non è solo la Festa del Libro ma è la festa dellla cultura, anche grazie al sostegno di partner d’eccezione come il Centro per il Libro e la Lettura del Ministero per i beni e le attività culturali e il patrocinio, tra gli altri, del Consolato del Benin a Napoli e dell’Università degli Studi della Tuscia. Attorno al libro, poi, ruotano tutti gli altri appuntamenti: momenti di musica, spettacolo, informazione, esperienze imprenditoriali e testimonianze tutto per festeggiare il libro e la cultura.

All’interno del ricco programma di appuntamenti di Inocstieraamalfitana spicca l’ormai celebre Premio Costadamalfilibri; come avviene la selezione e quali sono i libri in concorso per questo 2014?
Da una prima selezione di tutte le novità letterarie di questo ultimo anno sono state scelte 30 opere che attraversano tutti i generi letterari, dal saggio politico al romanzo, per raccontare tutto il possibile in un libro. 15 delle 45 serate di Incostieraamalfitana sono dedicate al Premio Costadamalfilibri in cui i 30 autori (di piccole e medie case editrici con qualche grande nome) presentano il proprio libro e si confrontano con colleghi e pubblico. Un’occasione di confronto, crescita e stimolo alla lettura, fino alla serata di premiazione che vedrà il vincitore omaggiato con una scultura di legno intersiato del maestro Silvio Amato, simbolo prezioso che lega ancora di più l’evento al territorio.
Tema di questa edizione è l’Italia che riparte. Può l’Italia ripartire dalla cultura?
Io ne sono convintissimo e sono convintissimo del fatto che se l’Italia puntasse sulla cultura potrebbe uscire da questa crisi. Questo perché il nostro è un Paese ricco di bellezze, naturali ed artistiche, patrimonio affascinante di prodotti e opere, culla dei più belli e suggestivi territori del mondo.
foto Alfonso BottoneTerritorio è una parola che torna spesso parlando di questo grande evento culturale.
Sì, torna spesso perché la grandezza di questo evento la fanno anche i bellissimi luoghi scelti come location per le 45 serate in programma. Fulcro dell’evento, infatti, è stato e sarà anche il territorio amalfitano che con Salerno e i dieci paesi della costa e dell’entroterra che ospitano la manifestazione regala uno scenario d’eccezione a ogni appuntamento.

Cosa si è visto fin’ora durante le tante serate di Incostieraamalfitana?
Si è visto molto, abbiamo vista tanta gente che si è avvicinata al libro e alla cultura, poi: tanta musica, corti cinematografici con il Premio “Libri in… corto” poi libri, presentazioni, il concorso letterario “Design Artigianale” e quello scolastico “Scrittore…. in banco!”. Poi abbiamo visto solidarietà grazie al progetto contro la dispersione scolastica nato con il consolato del Benin a Napoli. Il resto è quello che vedremo – tanto ancora! – nelle prossime serate, fino all’11 luglio, nei diversi appuntamenti. Stasera, vi anticipo, a Conca dei Marini (Sagrato Chiesa San Pancrazio) per il Premio Costadamalfilibri avremo Mario Avagliano e Marco Palmieri autori di “Di pura razza italiana” (Baldini & Castoldi) e Letizia Vicidomini autrice di “La poltrona di seta rossa” (Homo Scrivens) intervistati da Franco Bruno Vitolo per presentare i libri e confrontarsi insieme al pubblico e agli appassionati.

Visto che abbiamo parlato così tanto di libri, novità editoriali e voglia di ripartire dalla cultura, suggerisci i tuoi libri da leggere per questa estate 2014.
Compito arduo – spero non me ne voglia nessuno – ma suggerirei, partendo dai giovani scrittori, “Io non sono ipocondriaca” il libro di Giusella De Maria; poi, “Alina.Autobiografia di una schiava” di Giovanni Garufi Bozza, “Mathilde bianca di calce” di Francesco Puccio e, infine, per chi ama il genere consiglierei “Warrior. La vendetta del guerriero” di Antonio Lanzetta.

 

 

 

Vedi QUI il programma completo della manifestazione

Premio Letterario “La Quara”, da una piazza al mondo. Parte il viaggio. Intervista a Massimo Beccarelli

LA QUARAGiulia Siena
PARMA
– C’è tempo fino al 30 agosto per partecipare a La Quara, il nuovo concorso letterario incentrato sulle short stories che quest’anno, per la sua prima edizione, avrà come tema il viaggio. Reale o fantastico, per piacere, esigenza o magia, il viaggio sarà al centro di questo Premio che muove i suoi primi passi nel suggestivo centro di Borgo Val di Taro, a pochi chilometri da Parma. Nato dall’idea di un comitato spontaneo formato da lettori, scrittori, giornalisti e professori, con la collaborazione della Biblioteca Manara e del Comune di Borgo Val di Taro, e con il sostegno di Banca Monte Parma e della Valtarese Foundation di New York, il Premio vuole essere da stimolo per la scena culturale e dare una nuova opportunità agli scrittori emergenti di qualsiasi età. Per conoscere meglio La Quara e i suoi obiettivi abbiamo parlato con Massimo Beccarelli (nella foto in basso), docente e lettore, nonché ideatore del Premio.

 

Come è nato il concorso La Quara?
La Quara è nato dall’idea di dare continuità alle varie presentazioni di libri tenutesi nella Biblioteca Manara di Borgotaro per formare qualcosa che rimanesse. È nata così, con il Comitato promotore del premio, l’idea di un Concorso letterario incentrato sulle short stories che avesse come tema di questa prima edizione il viaggio, reale o fantastico, e desse la possibilità a tutti di esprimersi attraverso il racconto. La Quara – da qui il nome del concorso – oltre a essere una suggestiva piazzetta a forma di anfiteatro adiacente la Biblioteca e cornice di tanti eventi letterari, è, linguisticamente, un “incrocio di vie”, simbolo di vita quotidiana, incontro, scambio, approdo e partenza per un viaggio. Partiamo da La Quara, piazza simbolo della città di Borgotaro, terra di emigrazione, per raccontare il viaggio nelle sue diverse sfumature.

A chi spetterà il compito di giudicare le opere in concorso?
La selezione delle opere si articolerà in due diversi momenti: entro il 10 settembre il comitato di lettura selezionerà le cinque opere finaliste, successivamente la giuria di qualità decreterà il vincitore della cinquina. La giuria di qualità, presieduta da Antonio Ferrari, editorialista del Corrirere della Sera, è composta da Luigi Alfieri, scrittore e capo redattore della Gazzetta di Parma, lo scrittore Guido Conti, Luca Ponzi, scrittore e giornalista RAI e la scrittrice Martina dei Cas. Il vincitore sarà premiato durante la serata di premiazione di sabato 4 ottobre 2014 e le opere finaliste saranno pubblicate in una antologia letteraria edita dalla casa editrice M.U.P. di Parma.

MBCosa ti aspetti dal concorso La Quara?
Spero che il Premio La Quara serva a vivacizzare la scena culturale italiana e che possa essere una buona occasione di confronto su un tema, il viaggio, di immensa potenzialità e produttività.

A proposito di premi, che ruolo hanno, secondo te, i concorsi nel panorama letterario italiano?
I concorsi hanno un ruolo importante, fondamentale, perché permettono a tante persone di potersi avvicinare alla scrittura e di poter emergere. I concorsi come La Quara, poi, essendo gratuiti, danno un’opportunità anche ai più giovani di scrivere, farsi leggere e farsi conoscere.

Da lettore e da influencer, quali sono i tre libri che consigli per l’estate?
Tre libri sono davvero pochi, ma ci provo. Per chi è appassionato del genere, suggerisco il thriller “I delitti della primavera” di Stella Stollo, poi “La stella di pietra”, libro di Marco Buticchi e “Soltanto il cielo non ha confini” di Guido Mattioni. Per i ragazzi, infine, suggerisco “Storia di Malala” scritto da Viviana Mazza.

 

Buone Letture!