Piero Lacaita Editore: “Sandro Pertini” a cura di Stefano Caretti, con introduzione di Simona Colarizi

Daniela Distefano
CATANIA
“Noi socialisti sentiamo che al centro della società deve stare sempre l’uomo con la sua persona e la sua dignità..”.
Questo volume pubblicato da Piero Lacaita Editore, curato dal professor Stefano Caretti e con l’introduzione di Simona Colarizi, offre al lettore uno scorcio sui pensieri e sui discorsi di Sandro Pertini in un momento particolarmente sensibile per l’Italia. Si ripropongono gli interventi e i discorsi del Presidente della Repubblica, per palesare la passione politica, la lungimiranza e l’incrollabile fede negli ideali socialisti.

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Adelphi: “Maigret 1” di Georges Simenon

Daniela Distefano
CATANIA
– E’ di recente apparizione una nuova edizione dei Maigret di Georges Simenon che la casa editrice Adelphi riveste di una nuova grafica rossa a cura di Matteo Codignola. Il celebre personaggio creato dallo scrittore prolifico di Liegi esercita ancora un fascino calamitante per i lettori del buon giallo, del noir d’autore, della narrazione raffinata. Per questo si è avvertita l’esigenza di dare un tocco di refresh alla copertina dei volumi che partendo dal primo, Maigret 1, danno sfoggio di forte impulso creativo, immaginazione al servizio della precisione raziocinante, tecnica narrativa di livello insuperabile.

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Rizzoli: “Vite siberiane” di Filippo Valoti Alebardi, con la prefazione di Francesco Casolo

Daniela Distefano
CATANIA
“Pochi passi ancora e il villaggio finisce: a qualche metro da me, c’è un’ultima baracca di legno e, accanto, un enorme campo pieno di vecchi container. Intorno non c’è un’anima, non si sentono voci, solo il leggero ululato del vento che porta i suoni da lontano: il rombo del motore di qualche jeep, l’abbaiare dei cani randagi, il cigolio dei container arrugginiti. Sono in mezzo al nulla, così credo, ma un momento dopo alzo lo sguardo verso i monti e cerco di immaginare cosa mi potrà aspettare là. Cosa c’è a settecento chilometri più a nord, oltre il circolo polare artico? Se qui mi sembra di essere in capo al mondo, cosa troverò là?”
Filippo Valoti Alebardi è un italiano, di origini bergamasche, che vive a Mosca da quando era piccolo perché suo padre si trasferì lì in quanto ammiratore del regime socialista.

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Mondadori: “Marco Polo. Viaggio ai confini del Medioevo” di Giulio Busi

Daniela Distefano
CATANIA
“Il Milione fa entrare in Europa i paesaggi smisurati dell’Asia. E’ una compenetrazione geografica mai tentata prima, che sfora i limiti dello spazio, schiude alle menti diverse profondità, notti più buie, giorni di luce abbagliante. Ma c’è un’altra estensione, non meno vasta, che il lettore impara a conoscere attraverso i racconti di Marco. E’ la sterminata espansione dei corpi. Altre fisicità viaggiano a ritroso dall’impero del Gran Qan verso Venezia, e di qui in tutta l’area di diffusione del libro”.
Nato nel 1254 da una famiglia appartenente al patriziato di Venezia, Marco Polo ci ha lasciato il più famoso libro di viaggi della storia occidentale:  Il Milione. Considerato fonte enciclopedica per molti secoli, Giulio Busi ci fornisce una lettura critica e appassionata del testo.

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Einaudi: “Il tramonto del liberalismo occidentale” di Edward Luce. Traduzione di Chiara Melloni

Daniela Distefano
CATANIA
“Non cadete dunque nei cliché in voga. La globalizzazione ha sottratto alla fame miliardi di esseri umani, in Asia, America Latina e in qualche misura anche in Africa, nella più straordinaria stagione di sconfitta della miseria, 1970 – 2000, che la storia ricordi. Ma nel ceto medio e nella classe operaia, da Torino a Detroit, questo successo internazionale s’è scontrato con la riduzione del benessere e dello status sociale che ha scatenato risentimento contro “globalisti e europeisti”, Clinton, Prodi, Bush, Obama, Blair…”

Queste parole appartengono al giornalista Gianni Riotta nell’Introduzione al volume Il tramonto del liberalismo occidentale (Einaudi) di Edward Luce. Un testo che parla di crisi non solo economica e di geopolitica in una forma accattivante, pungente, puntuale.

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Ponte Alle Grazie: “Assemblea” di Michael Hardt e Antonio Negri

Daniela Distefano
CATANIA
“Che cosa significa “dal basso”? Significa, in primo luogo definire il potere dalla prospettiva dei subordinati, la cui conoscenza si trasforma attraverso la resistenza e le lotte di liberazione dal dominio di coloro che sono “in alto”. Chi sta in basso possiede una conoscenza più completa della totalità sociale, un vero e proprio dono che può essere utilizzato da un’impresa moltitudinaria come punto di partenza per costruire il comune. Dal basso indica anche una traiettoria politica: un progetto istituzionale che ha non solo la forza di sovvertire il comando, ma anche la capacità di costruire politicamente una società alternativa”.
Assemblea (Ponte Alle Grazie) di Michael Hardt e Antonio Negri è un volume destinato ad aprire un dibattito-fiume sulle pratiche teoriche del pensiero economico moderno. Il titolo originale in inglese del libro gioca sul doppio senso della parola Assembly, che indica sia l’assemblea che la composizione di elementi – il “concatenamento macchinico” – fuori e dentro le nuove catene di montaggio del lavoro globale.

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Il Seme Bianco: “La prospettiva dell’assassino” di Fabio Marricchi

Daniela Distefano
CATANIA
“Il lettore Walter si tiene all’apposito sostegno dell’autobus numero trentadue ed è concentrato su una delle prime righe del libro che ha iniziato a leggere. Mezzo intontito dal caldo, dai movimenti ondulatori dell’Irisbus, che affronta tappeti di sampietrini, il lettore è rimasto incantato dalla frase “l’oleandro adombrava lo spicchio di marciapiede davanti casa sua”. E si è immaginato il perché del termine adombrare. Ombreggiare è un conto (così pensava mentre una curva quasi lo buttava per terra) adombrare è un altro. Ombreggia fa pensare a “fa ombra”. Adombra fa pensare ad altro, segnala qualcosa di nascosto. Walter pensa che lo scrittore del libro non vuole dire semplicemente che fa ombra, ma vuole dire che magari una determinata cosa sta per accadere o è accaduta a causa dell’oleandro che adombra”.

Questo brano fa parte del racconto La prospettiva dell’assassino, da cui prende il titolo una raccolta di nove brevi storie (edita da Il Seme Bianco) che sono “Il macinacaffè elettrico”; “Il catalogatore”; ”L’incantatrice di gabbiani”; “Si torna a casa”; “Il mondo è questo”; ”Scuola di periferia”; “Virginia”; “Troppa vita”; e per l’appunto:“La prospettiva dell’assassino”. L’autore, Fabio Marricchi, ci propone una polenta di sconcerti, di illusi personaggi che trovano sfogo solo nella meccanicità dell’essere. Protagonisti che compiono azioni automatiche, o si gingillano in contropiedi concettuali, pur di sviare il baratro della solitudine, dell’alienazione, della incomunicabilità umana. Se traballa la fiducia nella familiarità che ci circonda sin dal primo vagito, interviene la valvola di sicurezza delle persone perdute, si cataloga la vita, ci si permette una devianza, si macera un tributo alle passioni, ci si disperde nel mare di scabbia sentimentale. E poi si affonda, ma lentamente, avendo tutto il tempo per pensare a come trascorrere gli ultimi istanti di lucidità. Il loro è un rifiuto da vili, non si lotta per i propri ideali, non c’è alcun ideale. Nessun combattimento eroico, nessun vincitore, solo il ronzìo di un apparecchio elettrico che sottolinea il nostro punto d’approdo nel nulla, nella fragilità. In un stile ben prefigurato, in una lingua che sembra trasudare venature polpose, l’autore sguazza tra storie che inceneriscono le colonne del nostro Tempio interiore, dove un baluginìo è segno di un bellissimo, martoriato, tramonto di ogni sogno.

Fabio Marricchi è nato a Roma nel 1957. Giornalista, cronista per diverse testate e addetto stampa. È laureato in Lettere e in Scienze della Comunicazione. Due suoi racconti sono arrivati in finale nei concorsi letterari di Carta Carbone, a Treviso nel 2015 e Premio Zeno, a Salerno nel 2017. Nel 2018 ha pubblicato un micro racconto in un’antologia curata da una casa editrice romana.

Lit Edizioni/Castelvecchi: “Oltre il tempo” di Lorenzo Marotta

Daniela Distefano
CATANIA
“Molti volti non c’erano più, sostituiti da altri,
ragazze e giovanotti, che parlavano con la stessa cadenza,
ma che erano diversi.
Solo qualche anziano resisteva ancora allo scorrere degli anni,
ultimo bastione di memoria.
Per la prima volta Federico capì quello che aveva scritto Gesualdo
Bufalino nel libro La luce e il lutto: “Una compresenza di eros e thanatos
nel sentire del popolo siciliano, quasi a marcare il sentimento del nulla
che incombe assieme alla accecante bellezza della luce su ogni cosa”.
“Bisogna venire in Sicilia”, disse Federico richiamando le sue letture
dello scrittore siciliano. “Forse un senso del niente rimasto in
eredità dalle tante contaminazioni culturali”, continuò, ricordando le
sue parole: “Evidentemente la nostra ragione non è quella di Cartesio,
ma quella di Gorgia, di Empedocle, di Pirandello. Sempre in bilico fra
mito e sofisma, tra calcolo e demenza; sempre pronta a ribaltarsi nel
suo contrario, allo stesso modo di un’immagine che si rifletta rovescia
ta nell’ironia di uno specchio”.”

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Rizzoli: “La Luna di Oriana” di Oriana Fallaci

Daniela Distefano
CATANIA
– “Parlammo di tante cose, quel giorno, e naturalmente parlammo della Luna. “Sì, ci credo che a Roma si entusiasmino più che a New York per un volo spaziale. In Europa il viaggio alla Luna ha qualcosa di magico, di miracoloso. O dovrei dire mistico? Sì, mistico è la parola giusta: quel viaggio vi sembra impossibile e anziché su un piano razionale lo accettate con un atto di fede. Lo vedete insomma in modo religioso e vi irrita il nostro distacco, la nostra freddezza. Il fatto è che noi siamo troppo abituati alla tecnologia, e la fiaba ci sfugge.(..) Forse abbiamo perso ogni romanticismo, ogni senso della poesia”. – “Alan Bean: un mistico che dipinge razzi”

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Marsilio: “I Romanov. Storia di una dinastia tra luci e ombre” di Raffaella Ranise

Daniela Distefano
CATANIA
“Fino al XVI secolo la Russia è stata un paese arretrato, di scarsa rilevanza nel panorama politico internazionale e incapace di competere con le sofisticate corti europee e le signorie italiane, in pieno Rinascimento. Tuttavia, nell’arco di due secoli, questa terra fredda e inospitale ha saputo trasformare il modesto Principato di Moscovia nella patria degli zar tra il XVII e XVIII secolo divenire protagonista della storia europea”.

Ci sono disegni divini tracciati con una penna o matita talmente marcata che non è prevista alcuna sbavatura al loro tracciato. E la parabola impressa sul foglio può essere tanto ascendente quanto discendente. E’ solo il destino il motore immobile, come è stato il caso dei Romanov, una dinastia che ha segnato le sorti della Russia spalmate nell’arco di secoli.

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